Everyman di Philip Roth

Pregio innegabile del libro, a parere di tutti, è la bravura di Roth nel trattare una tematica pesante come la mortalità (che attende tutti noi, everyman) con incredibile leggerezza e capacità di conquistare il lettore fino all’ultima pagina del romanzo peraltro poco voluminoso. La storia comincia dalla fine, dal funerale del protagonista, per ricostruirne la vita intensa e piena di eventi e di rapporti, ma povera di relazioni vere, di affetti, di valori: solo e malato, ossessionato e avvilito dalla vecchiaia che non è una battaglia ma un massacro, il protagonista senza nome trema di fronte alla morte incalzante. Roth descrive spietatamente i guasti fisici e psicologici di una vecchiaia non accettata, mettendo a nudo le paure di ognuno, quando si ritrova a pensare seriamente alla morte, e a tracciare un bilancio della propria vita, scoprendo di non aver costruito nulla di importante e di non lasciare di sé alcuna eredità interiore. Forse il messaggio di Roth è proprio questo: lettore, guarda come potresti diventare se commettessi gli stessi errori di everyman, sei ancora in tempo a prendere in mano la tua vita e anche a dare un senso alla tua vecchiaia. O forse il libro, vuol solo essere una amara, cruda riflessione sulla pochezza e meschinità della natura umana. Alcuni passi sono stati particolarmente apprezzati: il dialogo con il becchino con cui il protagonista sembra trovare per la prima volta un rapporto umano vero e toccante, le prime pagine del libro con la scena di forte impatto del funerale. Il libro non è affatto dispiaciuto, nonostante per tutti sia stato una lettura veramente angosciante.

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Aspetta primavera, Bandini di John Fante

Raramente capita di trovare unanimità di giudizio positivo su un libro: è accaduto con “Aspetta primavera, Bandini”, da tutti apprezzato per la freschezza e vivacità della scrittura, veloce e leggera, con toni umoristici e a volte sarcastici, efficaci nel rendere anche le situazioni più tragicamente misere della vita familiare dei Bandini in un Colorado innevato e gelido. In particolare è piaciuto ai lettori il coraggio dei personaggi nell’affrontare la vita, la tenacia, il loro rifiuto di arrendersi, perché prima o poi la primavera arriva. Davvero moderno e anticipatore, Fante negli anni ’30 apre la strada alla narrativa americana della beat generation. Chi ha letto altri libri di Fante ha caldamente consigliato tutta la tetralogia, dopo Bandini: La strada per Los Angeles, Chiedi alla polvere (il più famoso), Sogni di Bunker Hill. In questa prima storia suscita tenerezza il giovane Arturo, alter ego di Fante, che alterna il suo punto di vista a quello del padre Svevo, mentre nei successivi libri sarò l’indiscusso, e autobiografico, protagonista. Apprezzati in particolare i dialoghi, le descrizioni della neve in tutte le possibili metafore e paragoni, i ritratti convincenti di tutti i personaggi, anche quelli minori.

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Notti bianche di Fedor Dostoevskij

Questo poetico racconto, scritto da un giovanissimo Dostoevskij, ha toccato tutti i lettori. Il personaggio del sognatore, isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, che cammina tra i palazzi in un’incantata San Pietroburgo rimane impresso nella memoria e colpisce per la sua purezza e intensità di sentimenti. Le pagine sono un condensato di bellezza, nelle descrizioni della città colta nell’atmosfera inquieta delle notti bianche, e di introspezione psicologica, con il flusso di coscienza del sognatore che ci coinvolge nel suo monologo. È piaciuto molto come l’autore racconta l’amore, nella sua essenza e purezza: il sognatore scopre l’amore assoluto, quello che ti porta a essere felice per la felicità di chi si ama, senza desiderare nulla in cambio. E anche solo una scintilla d’amore può bastare per rischiarare un’esistenza. E, in effetti, l’ultima frase del libro è questa: «Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?». Proprio le ultime righe del romanzo in cui il sognatore scrive all’amata Nasten’ka, sono state proposte anche in versione audiolibro, interpretate dalla voce di Fabrizio Bentivoglio. È stato ricordato anche il film di Luchino Visconti, in cui la sensazione
irrealistica del sogno è stata portata all’estremo. Da tutti è stato riconosciuto lo stile altissimo della scrittura, ogni frase è cesellata per descrivere magnificamente l’Amore e la Solitudine. La lettura, o rilettura per molti, è stata intensa e toccante.

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L’isola di Arturo di Elsa Morante

Il romanzo ha suscitato emozioni contrastanti tra i lettori. La solitudine di Arturo, la mancanza di affetti e di calore umano hanno toccato e angosciato alcuni, turbati dalla durezza e indifferenza del padre. Per altri è stato emozionante seguire il giovane Arturo che si affaccia alla vita e ne scopre desideri e delusioni. Una lettrice ha interpretato la figura di Arturo, privato di figure genitoriali e di regole, come l’emblema della libertà: Arturo cresce forte e coraggioso, non prova sensi di colpa, fa ciò che vuole. Questo spirito anarchico e libero è molto evidente nel rispetto che Arturo prova verso i carcerati di Terra Murata ed è molto ben espresso dall’autrice nel paragrafo “Contro le madri (e le femmine in genere”). È innegabile la capacità dell’autrice di tratteggiare personaggi e scene indimenticabili che emergono in modo vivido grazie a precise pennellate: Immacolatella, la cagnolina di Arturo, il balio Silvestro, la matrigna adolescente con le sue madonne da distribuire per la casa… Ha colpito molto il sentimento di adorazione di Arturo verso il padre, che viene mitizzato come una creatura divina. Protagonista del romanzo è anche l’isola di Procida, descritta in tutta la sua bellezza e colore ma anche nelle sfumature più cupe e angoscianti.

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