Foto a cura di  www.anselmocroci.com

Origine del nome
Cavriago: sembra che il nome del nostro paese derivi dal latino CURVUS AGER, alludendo al territorio collinare su cui si estende. Un’altra ipotesi riconduce il toponimo alla parola latina CUPRUM, rame, forse per indicare il luogo dove cominciano le “terre rosse” o “color del rame”.

Storia
Sta di fatto che la prima menzione del paese compare in una carta del 1° dicembre 996 dell’Archivio Capitolare di Parma, là dove la Contessa Rolenda, figlia illegittima di Ugo Re d’Italia, dona il Castello e la Cappella di “Corviaco” a un certo Paulone, “uomo libero e suo fedele”.
Questo cortigiano diventa così il primo Signore di Cavriago, ed è probabilmente il capostipite della famiglia Bovini o Bruini, che dominerà il paese per oltre quattro secoli, non senza feroci lotte politiche e militari, considerata la delicata posizione strategica del Castello di Cavriago, situato esattamente tra i possedimenti di Parma e di Reggio.
Mentre guerre e carestie si succedono a invasioni di cavallette e pestilenze, diversi Signori si contendono a colpi di battaglie il Castello di Cavriago che, nel frattempo, con l’aumento della popolazione, viene ricostruito e dotato di spesse mura perimetrali.
Un’antica cronaca parmense fa cenno di una battaglia combattuta nei pressi di Cavriago nel 1215.

Dovendo comunque sottomettersi ad un Signore, i cavriaghesi preferiscono piegarsi al giogo degli Este che hanno promesso loro di accordare diversi privilegi. E’ appunto durante il dominio di Borso d’Este, nel 1458, che viene realizzata l’escavazione del Canale Ducale per “portare l’acqua, e con questa la fertilità a migliaia di ettari di terreno coltivato”.
E’ sempre con un particolare riguardo che nel 1465 Borso d’Este offre in dono il feudo di Cavriago al suo prediletto Teofilo Calcagnini, al quale si deve l’emanazione degli “Statuti di Cavriago”, la prima raccolta organica di leggi, rielaborate da consuetudini locali precedenti.

Ma il Calcagnini non può godere a lungo del munifico dono: al primo riaccendersi delle lotte intestine tra i vari staterelli italiani, Cavriago è di nuovo in balia dei contendenti. Siamo nel 1482: da una parte c’è Ercole I° d’Este (Duca di Ferrara, Modena e Reggio), dall’altra i Veneziani, appoggiati dai Conti Rossi di Parma e da Guido Torello di Montechiarugolo. E’ quest’ultimo che, approfittando di un errore strategico di Ercole d’Este che ha lasciato sguarnita Reggio, espugna Montecchio, la saccheggia, poi punta su Cavriago e Reggio. A questo punto i Cavriaghesi, stanchi delle angherie subite da parte dei Reggiani, si offrono spontaneamente al Torello, suscitando così le ire del Consiglio degli Anziani che, il 7 dicembre, chiede ad Ercole di riconquistare Cavriago e di risolvere definitivamente il problema con una radicale distruzione del Castello.
La richiesta rivela chiaramente che i Reggiani già prima avevano in animo di vendicarsi di Cavriago, dal momento che il Consiglio ricorda che già Borso aveva avuto la stessa intenzione di radere al suolo la “bicocheta qui de Cavriaco…sempre ribelle e casone di molti danni”.
Il progetto degli Anziani di Reggio viene attuato il 14 aprile 1486: il Consiglio, riunito in Assemblea plenaria e infiammato da un’accesa orazione del Cassoli, delibera con voto unanime la distruzione del Castello di Cavriago (fino alla metà del 1700 si vede ancora il fossato del vecchio Castello intorno al sagrato della Chiesa).

Così il 25 aprile 1486 un migliaio di guastatori rade al suolo ogni edificio di Cavriago che da questo momento viene ribattezzata “Villa Nova”, con l’intento di cancellare per sempre l’odiato nome.
Ma in realtà Cavriago viene solo distrutto, non cancellato: lo stesso Ercole d’Este vuole che ritorni all’antico nome e anche all’antico proprietario, il Calcagnini, che conserva il suo feudo e lo trasmette ai suoi discendenti, fino al 1648, quando Cavriago insieme a Cadè diventa Marchesato dei Calori fino alle soglie del Risorgimento. Le vicissitudini del periodo napoleonico interessano anche gli abitanti di Cavriago, in prima linea nella lotta contro gabelle e affitti, e nelle manifestazioni che porteranno all’erezione dell’Albero della Libertà e alla fondazione della Repubblica Reggiana, alla quale Cavriago aderisce per primo tra i paesi del nostro territorio.
Ma il contributo di Cavriago alle lotte risorgimentali è legato soprattutto alla figura di Andrea Rivasi, destinato a passare alla storia come il primo caduto nella prima battaglia del Risorgimento italiano.

Un’altra data fondamentale della storia italiana legata al nostro paese è il 27 dicembre 1796, giorno in cui si svolge il Congresso costitutivo della Repubblica Cispadana e si adotta ufficialmente il Tricolore: tra i cento deputati rappresentanti figura Don Romei, parroco di Cavriago.
Di lì a pochi anni, il 23 marzo 1860, Cavriago conquista la sua autonomia giuridica e geografica (dal 1814 era stato annesso al Comune di Montecchio), diventando Comune con decreto del Dittatore Farini; il primo sindaco è l’Avvocato Luigi Fratti, il primo bilancio prevede entrate per 12.457 lire e uscite per 13.455; gli abitanti sono 3.331. Il Comune si compone di quattro “frazioni”: S.Terenziano, S.Niccolò, Roncaglio e Pratonera (in antico appartenente al distretto di Reggio fino al 1805).
E’ diviso in due Parrocchie: San Terenziano e S.Niccolò, separate da un piccolo torrente detto Il Rio.
La storia degli ultimi anni del secolo è caratterizzata dalla vivace polemica tra i socialisti (il primo Circolo è fondato il 1° Maggio 1886) e i cattolici (il Circolo Popolare è costituito il 3 settembre 1887), entrambi in lotta contro i governi di estrazione liberale.
Nell’ambito del paese la parrocchia di S.Niccolò è definita il “Vaticano”, in confronto a quella di S.Terenziano dove hanno il sopravvento i socialisti.
Le elezioni amministrative del 1908 vedono i socialisti ottenere la maggioranza: Cesare
Arduini, con 13 voti a favore su 16, diventa il primo sindaco socialista di Cavriago.
Si intensificano i celebri affollatissimi contradditori tra socialisti e cattolici, momenti essenziali di crescita democratica, spesso memorabili come il famoso dibattito tra Don Tesauri e l’Avvocato Bonavita.
Col volgere degli anni i socialisti cavriaghesi si staccheranno dal tracciato prampoliniano per accostarsi all’esperienza sovietica, tanto che Cavriago ha l’onore di essere citato da Lenin con parole di lode per la “piccola località…in un angolo sperduto probabilmente, perchè non si trova nella carta…”
Il decennio di amministrazione socialista segna alcune fondamentali realizzazioni quali le Case Popolari, le Scuole Elementari, l’Acquedotto.

Poi, la Grande Guerra. Inutile la delibera all’unanimità del Consiglio Comunale che chiede al governo la neutralità, inutile la manifestazione, nel 1916, di un gruppo di donne cavriaghesi che, esasperate, gridano “abbasso la guerra, vogliamo i mariti”.
Saranno 63 i cittadini di Cavriago caduti in guerra durante il primo conflitto mondiale.
Le prime avvisaglie della reazione fascista si manifestano nel 1921 con perquisizioni nei locali della Cooperativa di consumo.
Il 1° maggio dello stesso anno, Festa del Lavoro, sono uccisi da una squadraccia fascista l’anarchico Primo Francescotti e il cattolico Stefano Barilli.
Il desiderio di libertà e giustizia non abbandona i cavriaghesi che continuano a lottare in clandestinità, durante gli anni della dittatura, pagando un pesante tributo di sangue, fino a quel 26 luglio 1943 quando spontaneamente la gente si riunirà davanti al Municipio per manifestare la sua gioia per la caduta del regime, distruggendo in piazza i simboli del fascismo.
Il 25 aprile 1945 è accolto con esultanza e festeggiamenti da tutta la popolazione che, appena pochi giorni prima, aveva dovuto subire un duro bombardamento.
L’anno successivo, il 17 marzo, si tengono a Cavriago le prime libere elezioni a suffragio universale.
Dal giorno della Liberazione il Comune di Cavriago era retto da una giunta unitaria nominata dal locale CLN composta dal Sindaco Francesco Boni, comunista, e da sei assessori, due in rappresentanza dei tre maggiori partiti, il Partito Comunista, il Partito Socialista di Unità Proletaria e la Democrazia Cristiana. A Cavriago l’affluenza alle urne per la prima consultazione elettorale post – Liberazione è altissima: 93,03%.
L’esito è scontato e dà un’ampia maggioranza alla coalizione social-comunista la quale ottiene il 74,98% contro il 25,02 della DC. Luigi Emore Gilli è eletto Sindaco del Comune.
Il 96% degli aventi diritto partecipa il 2 Giugno al Referendum popolare per la Repubblica. L’esito è scontato: l’86,3% degli elettori vota in favore della Repubblica contro i1 9,05% a favore della Monarchia. Il Sindaco Luigi Emore Gilli rimane in carica fino al 1958.
Gli anni seguenti alla Liberazione sono caratterizzati da una difficile situazione economica e dalla necessità non solo di ricostruire il tessuto produttivo ma anche di creare le condizioni per l’esercizio effettivo della democrazia e per la ripresa della normale attività politica e amministrativa.

In quegli anni il Partito Comunista di Cavriago, a fronte della necesità di far conoscere il Partito alla cittadinanza e all’esigenza di gestire il difficile passaggio dalla dittatura alla democrazia, decide di affidare questo intento a una nuova pubblicazione, un giornale che si rivolga non solo agli iscritti, ma che faccia conoscere le sue iniziative e l’attività a tutti i cittadini: nasce Paese Nostro, il periodico che, fino ai giorni nostri, ha costituito un irrinunciabile strumento di divulgazione e informazione del partito prima, dell’Amministrazione poi.
Dal 1958 al 1960 il Sindaco é William Casotti.
Gli anni ’60 chiudono la fase della ricostruzione e segnano lo spartiacque nella storia dello sviluppo di Cavriago.

L’industrializzazione del paese conosce una improvvisa accelerazione anche grazie alla scelta di creare a Cavriago una vera e propria zona industriale; nel settore agricolo si riducono il numero degli addetti e la superficie coltivata, ma cresce la produzione grazie alla modernizzazione dei sistemi di coltura e alla introduzione di nuove tecnologie; in quegli anni si pongono le premesse anche per lo sviluppo del terziario che è ancora oggi in fase di espansione con una costante crescita del numero di addetti e una progressiva specializzazione dei vari settori.