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Cos'è

Dodici lettere per ricostruire, senza sconti, le ragioni del radicamento della ‘ndrangheta a Reggio Emilia, un’appassionata orazione civile per evitare gli errori del passato. Cosa c'entra la mafia con i furti? La rete criminale a Reggio Emilia nasce ai tempi del primo mercato illegale dell'eroina. La malavita locale di ladruncoli e sfruttatori di prostitute è diventata un grande mondo sotterraneo con i mafiosi al centro, diventati ricchi e imprenditori, nell’edilizia e nei trasporti, attirando anche altri imprenditori con le fatture false mentre lo Stato è rimasto silenzioso, fino a quando un gruppo di suoi dirigenti approdati in Emilia ed a Reggio ha sollevato il velo: la malavita organizzata vive in mezzo a noi. Ma il libro non contiene soltanto un meticoloso riepilogo di vicende criminali e di indagini giudiziarie. Ne propone anche una chiave di lettura, nel contesto delle trasformazioni politiche, economiche, sociali dentro le quali quelle vicende sono nate e si sono sviluppate.

Le insicurezze, da quella per i furti a quelle economiche fiaccano il morale, ma non dobbiamo arrenderci: una vita migliore, senza l’oppressione delle mafie, è possibile.

Gianfranco Riccò, classe 1945, è stato segretario della locale Camera del Lavoro per tutti gli anni Ottanta, proprio quelli del primo e consistente radicamento mafioso in terra reggiana. Successivamente, è stato assessore alla scuola e alla formazione professionale nella Amministrazione provinciale. Questo libro lo ha scritto da semplice cittadino armato di passione civica: negli ultimi tredici anni, ha raccolto, studiato, organizzato i materiali per la sua ricerca sulla penetrazione delle organizzazioni criminali – in particolare la ‘ndrangheta di origine cutrese – nella provincia di Reggio Emilia, con importanti diramazioni in altri territori emiliani, lombardi e veneti.

Ingresso libero.


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per tutti

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ingresso libero

Ultimo aggiornamento: 04-04-2024, 10:04