Exit West di Mohsin Hamid (Giovedì 6 aprile 2023)

Questo romanzo dello scrittore Mohsin Hamid, pachistano britannico, noto per il libro “Il fondamentalista riluttante”, si pone con stile unico e originale tra fantasy e critica politico-sociale, unendo al tutto una storia d’amore, senza mai perdere di vista il quadro generale e l’intento di provocare una riflessione sulla nostra società: il mondo alternativo immaginato si può sovrapporre facilmente al nostro, suscitando nel lettore tanti interrogativi e riflessioni.

Hamid sceglie di affrontare il tema delle migrazioni di grandi masse di popolazione senza utilizzare gli elementi ipermedializzati dei barconi, delle scialuppe e dei centri di accoglienza. Ne parla attraverso scene di vita quotidiane nelle quali i due personaggi, Saaed e Nadia, si muovono, crescono, si amano e si allontanano in un viaggio continuo; dal particolare dei destini individuali si racconta l’universale, zigzagando, con frequenti zoom, sull’intero pianeta. Colpisce in questo libro proprio la diversa angolazione con cui è osservato il fenomeno, con tutta la sua complessità. A spostarsi sono persone che noi tendiamo a vedere racchiuse nello stereotipo ‘profughi’ e il processo al mondo occidentale è inevitabile: nessuna porta può essere chiusa.

I giovani protagonisti vivono in una città realistica ma non identificata precisamente, sul ciglio di una guerra devastante, e scoprono di potervi fuggire, attraverso un sistema di porte magiche e misteriose che li condurranno in diverse parti del mondo. Saaed è legato ai valori religiosi e famigliari, mentre Nadia è molto indipendente e libera da legami. I due creano un rapporto di intimità e la guerra, che velocemente porta orrori e minacce molto tangibili, affretta tale intimità, affretta cose che forse non sarebbero. Fino a che violenze e distruzione non porteranno i protagonisti a cercare le porte che conducono a altri luoghi, e da qui ha inizio il loro viaggio: questi accessi porteranno i protagonisti in tanti luoghi, da Mykonos a Londra, e altri punti… e molti mondi e nuove difficoltà e minacce si presenteranno agli occhi dei profughi, tra indifferenza e ostilità dei “nativi”, ghetti, povertà, rassegnazione, speranza e senso di sradicamento. Saaed e Nadia, come singoli e come coppia, cambiano e si evolvono man mano che cambia il contesto in cui si trovano: sono personaggi sfaccettati che ribaltano molti pregiudizi e cliché e che reagiscono in modo diverso alle difficoltà. Anche nelle crisi e nell’allontanamento non perderanno mai l’affetto e il rispetto reciproco dimostrandosi persone integre, buone e gentili che si impegnano a non perdere la loro umanità, fino al finale… per alcuni lettori dirompente, per altri, un passo falso nella narrazione.

La lettura per il gruppo è stata interessante per le tematiche affrontate, ma molti hanno trovato lo stile troppo distaccato e freddo; questa caratteristica ha invece per alcuni suscitato in modo indiretto una forte emozione: l’autore non scava dentro ai drammi messi in scena e lascia alla fantasia del lettore e alla sua personale sensibilità il compito di completare il racconto con le emozioni e percezioni dei personaggi con un effetto molto forte e coinvolgente. Il contenuto del romanzo è talmente drammatico (lo scoppiare della guerra, il dilagare della violenza, la perdita dei punti di riferimento, i lutti e la paura) da richiedere uno stile asciutto e sobrio, che non rinforzi con riferimenti espliciti. La scelta autoriale di non descrivere la violenza, quindi, ma di farla percepire da piccoli dettagli e frasi frammentate, amplifica il senso di inquietudine che cresce per una minaccia che si avvicina velocemente e sta trasformando la città e spazzando via il mondo fino ad allora conosciuto.

L’assenza di nomi, date, luoghi caratterizza molto del libro, prima che i due protagonisti inizino il viaggio. In che paese siamo? Di che religione parliamo? Ogni aspetto è ambivalente e ci disorienta visto che spesso per raccontare il fenomeno delle migrazioni siamo abituati a usare etichette. Per alcuni lettori questa mancanza di approfondimento del contesto risulta però un difetto che lascia troppa vaghezza.

L’elemento magico delle porte che conducono ad altre realtà è fortemente simbolico e aiuta a rappresentare il senso di ignoto legato alla fuga e l’indifferenza dell’Occidente: dagli armadi, dalle porte delle case della parte ricca del mondo arrivano persone in fuga piene di speranza che rimarranno invisibili e ignorate dagli occidentali ben intenzionati a proseguire la propria vita senza alterazioni e ancorati ai propri privilegi.

Particolare lo stile di Hamid che ogni tanto stacca recisamente dal racconto principale per fotografare in un altro luogo, in modo completo, altri frammenti di storie slegate l’una dall’altra ma che rendono l’idea di fenomeno globale e di legame tra tutti gli esseri umani nelle varie parti del mondo che hanno in comune il fatto di essere tutti, nessuno escluso, “migranti nel tempo”.