L’estate senza uomini di Siri Hustvedt

Questa volta il gruppo ha riservato al libro del mese un’accoglienza un po’ freddina! Nessun lettore si è dichiarato entusiasta, e nemmeno completamente soddisfatto, anzi, da tutti sono pervenute osservazioni critiche e anche molto critiche. Anzitutto il libro è stato giudicato faticoso, slegato, privo di amalgama, di una complessità troppo spesso ostacolante, come se la Hustvedt non sia stata capace di essere una romanziera ma solo un’intellettuale, lasciando ampio spazio alla saggistica e alle riflessioni filosofiche, oppure a una scrittura diaristica frantumata e dispersiva.
Ancora sono stati criticati il finale equivoco, soprattutto perché non dà conto di una vera “rinascita” di Mia, rimasta a metà, e anche la mancanza di profondità con cui sono messi in campo troppi personaggi (le sette ragazze, i cinque Cigni, la famiglia dei vicini…) che il lettore ha difficoltà a seguire, e troppi temi importanti che rimangono solo sfiorati: l’identità, la crisi della coppia, il bullismo, la violenza domestica… La Hustvedt si sforza di evitare la banalità ricorrendo alla sua sterminata erudizione e a uno stile che mescola con ironia poesia e prosa, ma per molti lettori finisce ugualmente per cadere nello stereotipo o nel paternalismo, ad esempio quando ricorre all’appello al lettore. Concludendo la pars destruens, per un nutrito gruppetto di lettori il libro è decisamente non riuscito: qualcuno ha malignamente fatto un confronto con l’ingombrante marito, e qualcun altro ha osservato che gli scrittori americani ostentano cultura perché soffrono di complesso di inferiorità rispetto a noi europei.
Bisogna tuttavia ammettere che alcune parti di questo libro sono assolutamente da salvare: le pagine filosofiche contengono ricchi richiami; il tema del tempo e delle diverse fasi della vita delle donne è un buon filo conduttore; il valore delle relazioni umane è centrale (nel gruppo delle ragazzine, dei Cigni, di Mia e la madre, la figlia, la vicina), il tema della relazione come cura e salvezza è interessante, anche se una lettrice ha definito il libro un Bignami delle relazioni con poco spessore.
Ancora è stato valorizzato il tema della rottura come parallelo a quello del tempo: rottura di un matrimonio, dei rapporti nel gruppo di adolescenti, dell’equilibrio psichico, fino alla rottura definitiva che è la morte. Anche la disomogeneità stilistica, che per la maggioranza è un difetto, a parere di alcune lettrici può essere vista come scelta, finalizzata a rappresentare la complicazione delle vicende umane.
Rimane discordante nel gruppo l’interpretazione di alcuni elementi: il finale con “dissolvenza in nero” è da intendersi come negativo o è una fine neutra? E chi è il signor Nessuno? E i disegnini che corredano il testo cosa significano? Forse l’evoluzione della protagonista Mia, che all’inizio è disperata e chiusa nel recinto-rettangolo, poi ne esce e dall’esterno guarda l’interno vuoto della finestra, e infine si è liberata della cornice e fluttua leggera e nuda.

Leggi la pagina 21 di questo libro.

Il giardino di Amelia di Marcela Serrano

Il romanzo della Serrano ha raccolto numerose critiche nella discussione del gruppo ma non sono mancati gli apprezzamenti. Sicuramente si tratta di un’autrice che suscita reazioni nette: chi la ama e chi invece, dopo aver letto altri suoi lavori, ha deciso di non riavvicinarsi più ai suoi libri. Il romanzo è stato considerato molto femminile: al centro della vicenda ci sono 3 donne, Amelia, la cugina Sybil e la figlia Mel, che insieme rappresentano un’immagine di donna forte, coraggiosa, accogliente e “curatrice”, depositaria di valori e di saperi che vengono tramandati di generazione. Proprio l’aspetto della solidarietà al femminile e della sorellanza è stato apprezzato da molti. Per alcuni però proprio questa impronta al femminile rappresenta anche il limite della Serrano: i personaggi maschili sono negativi e poco interessanti, descritti in modo superficiale e stereotipato. Miguel, l’uomo al centro di tutta la vicenda, è descritto come un affascinante e seducente rivoluzionario che poi diventa un elegante uomo di successo e nei punti meno plausibili del romanzo appare come il “bel tenebroso” dei romanzi rosa a cui nessuna donna può resistere. Per alcuni lettori invece il personaggio di Miguel compie un’evoluzione interessante, una crescita personale proprio attraverso il suo intenso rapporto con Amelia: sarà Amelia che con i suoi racconti e meditazioni sulla vita, la condivisione delle pagine dei romanzi e del gusto della lettura, trasmetterà a Miguel un calore e umanità nuovi. L’aspetto considerato più debole del romanzo è il rimanere in superficie, sia nel descrivere le psicologie e le emozioni dei personaggi e le relazioni tra loro, sia nell’affrontare l’aspetto politico della resistenza alla dittatura cilena. Rispetto a questi temi la Serrano è stata messa a confronto a Sepulveda e Isabel Allende, autori cileni considerati molto più efficaci nell’affrontare gli stessi temi. Ben riuscite invece le descrizioni dei paesaggi, molto vivi e intensi, che dipingono una natura ricca e potente. Alcuni lettori hanno poi apprezzato l’ambientazione storica e il fatto di parlare degli effetti di una dittatura militare sulle vite di persone comuni attraverso le pagine di un romanzo. Un’intensa discussione si è accesa sul senso del tradimento di Miguel verso Amelia: è stato più grave far nascondere le armi nella tenuta di Amelia? o scappare nella notte lasciando Amelia sola con la polizia? o forse non interessarsi per molti anni della sorte di Amelia e non immaginarsi le conseguenze? o è più grave ancora la mancanza di riconoscenza verso Amelia? Anche il finale del romanzo ha suscitato reazioni forti: la passione esplosa tra Miguel e Mel per alcuni ha rappresentato la giusta e felice chiusura della vicenda, la riconciliazione con il passato e con il “fantasma” di Amelia; da molti invece è stato considerato banale e poco plausibile, un po’ da  romanzetto rosa. Infine ci si è domandati ragione della traduzione del titolo nell’edizione italiana: il titolo originale “La Novena” risulta molto più evocativo e significativo, alludendo sia al nome della tenuta di Amelia sia alla devozione in memoria dei defunti, tema che torna sia in occasione della morte di Sybil che di Amelia.

Leggi la pagina 21 di questo libro.