La ballata di Adam Henry di Ian McEwan

Gli appassionati lettori di Mc Ewan (diversi nel Gruppo) hanno trovato conferma del proprio amore per lo scrittore anche in questo libro che del resto ha incontrato l’apprezzamento di tutti, quasi un’acclamazione, e una “gara” al voler dimostrare la bellezza del romanzo a suon di citazioni tratte dalle sue pagine. Fiona Maye, giudice dell’alta corte di Londra specializzata in diritto di famiglia, sulla soglia dei sessant’anni vede il proprio matrimonio sgretolarsi: il marito, sentendosi trascurato da Fiona, che dedica tutta se stessa al lavoro, sua ragione di vita, si trasferisce dalla giovane Melanie. Intanto in tribunale la attende un nuovo caso complicato: i genitori di Adam Henry, un ragazzo di diciassette anni e nove mesi malato di leucemia, rifiutano le trasfusioni per non contravvenire alle convinzioni della loro fede di testimoni di Geova, e l’ospedale ha chiesto con urgenza l’intervento della corte: il ragazzo rischia di morire. Ascoltate le parti in aula, Fiona decide di andare a fargli visita. Sarà un momento decisivo, l’incontro tra due solitudini che lascerà una traccia indelebile nell’esistenza di entrambi. Grazie alla sentenza di Fiona, Adam sopravvivrà, ma il suo mondo verrà irrimediabilmente sconvolto. La gioia dei genitori di fronte alla decisione che lo ha salvato senza che nessuno di loro fosse costretto a scivolare nel peccato lo allontanerà dalla fede e dalla comunità. Intanto il marito è tornato, tra lui e Fiona c’è freddezza, occorre tempo per ricostruire, ma piano piano possono farcela. Adam cerca più volte contatti con lei… le scrive, la va a cercare, le chiede di andare a vivere da lei…lei lo manda via e si salutano con un lieve bacio. Mesi dopo, Fiona scopre che Adam ha avuto una ricaduta, ed è morto: non ha voluto trasfusioni, e lei, con grande senso di colpa, è convinta che abbia scelto di morire. Nelle ultime pagine, una Fiona che mai si era vista piangere o dubitare o esitare, racconta tutta la storia al marito, sciogliendosi in lacrime.

Anche se il titolo sembra suggerire tutt’altro, è lei la protagonista del libro, e tra le molteplici trame narrative toccate (la famiglia, la carriera, la religione, la giustizia, l’adolescenza…) forse quella che le lega un po’ tutte è l’incomunicabilità, quel male oscuro che corrompe e compromette le relazioni che nel mondo d’oggi ognuno di noi cerca faticosamente di costruire. Quella che narra McEwan perciò è una storia di tutti noi, che soffriamo insieme a Fiona e sentiamo il peso delle sue stesse contraddizioni.

Con questo libro McEwan ci porta dietro le quinte della rappresentazione giudiziaria, mostrandoci il volto più umano e anche più fragile di un giudice, e lo fa con la sua scrittura precisa ed esatta, quasi chirurgica, ma sempre dosata nel parlare di argomenti delicati, mai cedevole a facili giudizi e stroncature e sempre rispettosa dei diversi punti di vista, anche quello di una setta che in nome della propria convinzione è pronta a sacrificare un giovane. Il tema religioso, peraltro, non è centrale, è piuttosto il motore che dà avvio all’intreccio e che ci conduce nell’animo tormentato della protagonista, facendoci vedere cosa succede quando tutto quello su cui abbiamo edificato la nostra vita frana, lasciandoci scoperti e nudi.

Lo scrittore ci porta sul luogo del crollo, a scavare con Fiona tra le macerie per ricostruire la sua vita e, soprattutto, la sua identità, pezzo dopo pezzo: il matrimonio, il lavoro, i figli che non ha mai avuto perché prima “è troppo presto” e un attimo dopo “è troppo tardi”, le sentenze da scrivere, i viaggi da organizzare, le udienze da fissare. Fino a quando un giorno, un ragazzo di diciassette anni, l’Adam Henry del titolo, mette in discussione le sue certezze, ma sarà in fondo merito suo se Fiona troverà un equilibrio all’interno della tempesta nella quale si trova, e riuscirà finalmente a comunicare con il marito. Al termine dell’accesa discussione, il Gruppo si è reso conto che davvero tutto ruota intorno a Fiona, e che la prospettiva razionale da lei incarnata è quasi l’unica che ci viene concesso di esplorare, e decisamente la sola con cui siamo portati a simpatizzare. Mancano le altre voci.

Tra le pagine più belle e coinvolgenti spiccano quelle dedicate ai pensieri di lei, come la seguente, proprio nell’ultima pagina: <Aveva pensato che le sue responsabilità non andassero oltre le mura dell’aula. Ma che assurdità era mai questa? Adam era venuto a cercarla chiedendo quello che volevano tutti e che soltanto l’umana libertà di pensiero e non il soprannaturale aveva da offrire. Un senso>.

Leggi la pagina 21 di questo libro.

Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi

I cenni storici preparati da Stefano e l’ascolto della trasmissione radiofonica di Radio Tre dedicata a Tabucchi che ha segnalato Silvia, hanno permesso di inquadrare meglio questo “classico” contemporaneo che è al tempo stesso un libro esistenziale, incentrato su una presa di coscienza individuale, ma anche un libro politico, la cui lettura è stata influenzata dal momento storico in cui è stato pubblicato (1994, scena politica italiana dominata dalla figura di Berlusconi).

Un aspetto che è piaciuto molto ai lettori è lo stile, così particolare e incisivo. Una pennellata qua e là è quanto basta per dare vivida concretezza ai personaggi e ai luoghi. Una narrazione fluida, leggera e scorrevole ti trasporta a vivere la storia del pensiero e dell’animo di Pereira. La formazione cinematografica di Tabucchi ha giocato un ruolo cruciale nella sua scrittura, in particolare le Lezioni di montaggio di Eisenstein hanno influito sulle sue tecniche narrative per arrivare a scrivere e raccontare per immagini. E così le le piazze e i bar di Lisbona, con Pereira che arranca ansimando nella calura e la cupezza del clima culturale di quella estate del 1938, nel pieno del regime di Salazar, prendono vita. E il film di Roberto Faenza, da vedere anche solo per la splendida di Marcello Mastroianni, è la trasposizione fedele del romanzo.
Altro aspetto originale è quel “Sostiene Pereira” reiterato che da subito cattura il lettore: ci chiediamo se si tratti di una deposizione, di una testimonianza resa dal personaggio stesso o di un processo interiore che si svolge nell’animo di Pereira.

Molti lettori hanno provato una simpatia immediata per Pereira, con le sue abitudini ricorrenti, i suoi pranzi al bar a base di limonate e omelette, il suo tenero attaccamento alla moglie morta e ai ricordi felici, le cure termali e il suo fisico pingue e sgraziato, la sua pacata intelligenza e arguzia.

La placida routine della sua vita, così piatta da assomigliare alla morte, viene turbata da alcuni incontri casuali: il giovane e anarchico Monteiro Rossi con l’affascinante fidanzata Marta, il dottor Cardoso e la sua teoria delle anime, e la signora Delgado ebrea in fuga verso gli Stati Uniti.

Questi personaggi rimangono forse abbozzati e paiono a volte meramente funzionali allo svolgimento della storia, ma funzionano. È infatti da questi incontri che comincia l’evoluzione, lenta e sofferta, dell’animo di Pereira che uscirà dal rifugio sicuro della letteratura e della nostalgia per vivere più attivamente la realtà. Per alcuni lettori questo “risveglio” della coscienza è stato di una lentezza estenuante, altri invece hanno partecipato con coinvolgimento all’evoluzione interiore che lo porterà a denunciare il brutale omicidio fascista con un articolo finalmente firmato “Pereira”.

Il romanzo ci ricorda l’importanza di prendere una posizione, di andare controcorrente, di essere coraggiosi e non tacere davanti alle ingiustizie; questo messaggio è così universale da toccare tutti ed ha probabilmente contribuito al successo del romanzo, tradotto in 40 lingue e letto e apprezzato da persone di ogni età.

Nel romanzo c’è anche tanto altro, ci sono profonde riflessioni sul tempo che passa e il ritratto di un uomo anziano, ormai stanco della vita, che riscopre il piacere di battersi per un ideale. C’è un tema ricorrente, quello della morte, che ossessiona Pereira: conosce infatti Monteiro Rossi perché colpito profondamente da una sua riflessione sulla morte (che poi si rivelerà essere banalmente copiata), gli fa scrivere necrologi anticipati per personaggi vivi per “essere pronti”, parla con la fotografia della moglie morta e la porta con sé in viaggio.

Il romanzo è anche una riflessione sul ruolo della letteratura. Pereira è un giornalista, un intellettuale e userà come mezzo per ribellarsi proprio la parola, di cui si è sempre servito. A cambiare, infatti, è la sua concezione di letteratura, interpretata non più come un rifugio dalla realtà, ma come uno strumento per intervenire in essa. Così, mentre nel corso della storia il personaggio attraversa il suo arco di trasformazione, contemporaneamente anche il romanzo di Tabucchi si trasforma, ponendo una riflessione sul ruolo sociale di chi scrive e diventando esso stesso un manifesto politico letterario.

Leggi la pagina 21 di questo libro.