Revolutionary Road di Richard Yates

“La riapertura del sipario rivelò i protagonisti in un rapido scorcio di umana desolazione”
“La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o che creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità”
“Il fatto è che non so chi sei…e se anche lo sapessi temo proprio che non servirebbe a nulla perché, vedi, non so neppure chi sono io…”
“…una scatola di piantine rinsecchite che la signora Givings aveva regalato agli Wheeler , abbandonata in cantina…”
Queste citazioni dal libro, secondo alcuni lettori del gruppo, contengono il messaggio centrale che Yates ci trasmette: il fallimento di un’intera società, quella americana del dopoguerra, il senso di vuoto, di frustrazione, l’ipocrisia, la falsità, il pessimismo totale. Chi ha apprezzato il libro, e sono stati davvero tanti, si è riconosciuto in questa interpretazione, sottolineando la profonda angoscia che la lettura trasmette, in un crescendo di ansia e anche di irritazione nei confronti di quasi tutti i personaggi, nei quali è impossibile identificarsi positivamente.
A proposito della negatività dei personaggi, è stato notato che Yates, con uno stile molto cinematografico, non si spinge mai a giudicare o ad approvare, ma fornisce a noi lettori le chiavi per esprimere un nostro giudizio, che per alcuni è di netto rifiuto e disapprovazione, per altri di pietà o compassione.
Un lettore appassionato di storia ha però ricordato che questo libro non si può capire senza la contestualizzazione (maccartismo, caccia alle streghe…) che diventa la ragione vera per cui i protagonisti fuggono, si chiudono nelle loro casette e nelle loro relazioni fasulle, nel conformismo, nell’abbandono dei valori fondanti del sogno americano. Per questo il quartiere che dà il titolo, Revolutionary Road, allude ironicamente a una strada che è diventata un vicolo cieco. Non a caso l’unico personaggio che lo ha capito è John, il matto, il solo che dice la verità e perciò non può far parte di un mondo che è tutta un’enorme messinscena, come la commedia malriuscita dell’incipit.
E sono proprio le parole di John a far precipitare la storia verso il tragico epilogo (che Yates ha rivelato essere stata la prima cosa da lui scritta, per poi procedere a ritroso nell’intreccio).
Sull’epilogo e sul personaggio di April si è acceso un vero dibattito nel gruppo: la sua decisione di abortire è l’unica decisione dell’intera storia, le altre accadono per caso o comunque sono subite piuttosto che scelte. D’altronde lo stesso Yates ha detto di aver scritto un libro sull’aborto: uno spettacolo abortito, carriere abortite, sogni abortiti, fino all’aborto reale. Alcuni ritengono egoista la decisione di April, rispetto soprattutto ai figli, altri ribadiscono la sua totale disperazione senza uscita, altri ancora vedono in questo gesto la decisiva rottura della finzione che fino a quel momento aveva caratterizzato la sua vita. Anche sul personaggio di Frank sono state fatte molte osservazioni: sul suo narcisismo, sulla sua meschinità, sull’opportunismo: forse il ritratto più feroce.
Da più parti si è comunque affermato che, pur nella negatività del quadro generale, questo libro è ancora attuale, nel senso che ci costringe a riflettere sul nostro mondo, i nostri rapporti di coppia o amicali, i nostri lati oscuri…insomma innesca un lavoro introspettivo al di là della condivisione o meno del messaggio.
Per ottenere tutto questo Yates ha avuto bisogno di 439 pagine!   che per alcuni sono troppe: infatti c’è chi non ha finito il libro, mentre una sola è stata la stroncatura vera e propria.
Inevitabile il confronto con l’omonimo film: a parere di molti il regista sembra aver usato il libro come sceneggiatura, rispettandone la struttura, i tempi, la trama.
Anche il confronto con i desolanti quadri di Hopper è stato opportunamente proposto da una lettrice, mentre altri, rispondendo a chi ritiene il libro prevalentemente autobiografico, hanno ricordato tanta letteratura americana contemporanea a Yates, altrettanto permeata di pessimismo.

Leggi la pagina 21 di questo libro.