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Il Patrimonio Storico
La Chiesa di San Terenziano fu edificata nel 1615 dove nacque la primitiva costruzione medievale annessa al castello. La Chiesa è a croce latina disposta su tre navate: sulla crociera si innalza una bella e luminosa cupola con lanterna. La facciata è stata restaurata nel 1818 e ornata di pitture.
Andata completamente distrutta la vecchia chiesa medievale, l’attuale costruzione risale agli anni 1699 – 1702; i lavori furono diretti dal mastro muratore Giulio Cesare Colombi. Notevole il campanile, slanciato ed elegante.
Il Busto si trova nel cuore di Piazza Lenin, che prende il nome dal busto stesso.
Questo busto in bronzo è stato realizzato nel 1922 da operai della città ucraina di Lugansk per essere posto di fronte ad una fabbrica di treni. Durante l’occupazione tedesca della seconda guerra mondiale fu trafugato e arrivò in Italia, dove cadde nelle mani dei partigiani. Riconsegnato all’ambasciata sovietica a Roma dopo la guerra, il busto è stato donato nel 1970, in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Lenin, al comune di Cavriago, il luogo dove i lavoratori si erano distinti nel 1919 per la volontà di prendere la Rivoluzione d’Ottobre come un esempio per l’Italia.
In quegli anni, la fondazione del Partito Socialista di Cavriago, infatti, guardava il bolscevismo russo e il suo capo Lenin come un modello cui ispirare la lotta.
Il busto è stato collocato nella piazza, poi, dopo un tentativo di attentato – una bomba negli anni settanta – si è deciso di metterlo al riparo e lasciare una copia nella piazza, mentre l’originale è stato spostato nel vecchio municipio, poi sede dell’ex Centro Culturale. Dal 5 marzo 2023 il Busto è conservato presso l’emeroteca del Multplo Centro Cultura, in via della Repubblica 23.
Era il 1918. In quegli anni all’interno del Partito Socialista di Cavriago ferveva il dibattito tra le posizioni riformiste, rappresentate da Cesare Arduini, e quelle dei massimalisti, riuniti intorno a Domenico Cavecchi e Domenico Bonilauri.
Alla fine della guerra la corrente massimalista assume un ruolo dominante: la situazione è matura per l’insurrezione popolare. Il 6 gennaio 1919 il Circolo di Cavriago approva un Ordine del giorno in cui si formalizza l’apprezzamento nei confronti del Direttore dell’Avanti e della Direzione del Partito “per l’incessante lotta che continuamente combattono per il trionfo dell’intransigenza assoluta e di approvazione del programma degli spartachisti tedeschi e il programma del Soviet di Russia e plaudono il suo capo Lenin per l’instancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell’imperialismo”.
L’Ordine del giorno pubblicato dall’Avanti viene ripreso da Lenin tre mesi dopo, in occasione di un intervento pronunciato il 6 marzo 1919 alla seduta del Comitato Esecutivo Centrale del Soviet di Mosca. Le elezioni amministrative del 1920, svoltesi senza alcun incidente, vedono l’affermazione netta della lista socialista e la nomina di Cavecchi a Sindaco.
Lo spoglio delle schede rivela che un voto è stato dato simbolicamente a Lenin. Non esiste alcun atto formale dal quale si possa desumere il conferimento del titolo di primo cittadino onorario al leader del bolscevismo, ma di certo il valore simbolico di quel gesto è forte e inequivocabile e testimonia un legame appassionato tra il popolo socialista di Cavriago e i compagni rivoluzionari russi. Nella seduta del 6 settembre 1921 il Consiglio Comunale approva un O.d.g. col quale “accogliendo l’invocazione di dolore e di fame che i fratelli della Russia lanciano al mondo troppo estraneo alla grande sventura, interpretando nel soccorso oltre all’aiuto materiale, la morale assistenza, l’incoraggiamento al Governo proletario sovietista delibera di elargire un sussidio non inferiore a £ 500” . Pochi mesi dopo inizia l’attacco fascista alle Amministrazioni guidate dai socialisti. Nel giugno del 1921 le Amministrazioni che, nella sola Provincia di Reggio, hanno rassegnato le dimissioni, sfinite dalle violenze e dagli attacchi delle squadre fasciste, sono 19.
Il Consiglio Comunale di Cavriago si dimette nel 1922: il 6 agosto un decreto prefettizio nomina come commissario Ugo Verlicchi e segna l’inizio della dittatura.
Il busto di Lenin, sul quale si è detto e scritto di tutto, vuole testimoniare la forte passione civile e politica di quegli anni, al di là di qualsiasi pudore, travisamento di fatti, giudizio di merito.
Dalla provinciale, tramite strada Pianella si accede al centro in direzione via Repubblica. Da qui, via Arduini e successivamente strada Prativecchi portano in direzione Corte Tegge, unica frazione del Comune. A pochi chilometri è la Corte Grande, eccezionale complesso rurale, sito in confine col Comune di Montecchio Emilia. I fabbricati, risalenti al XV secolo, sono articolati con un impianto a “L”. Il nucleo originario è costituito da una casa-torre collegata ad una tipologia caratterizzata da un elegante portico tamponato con loggiato superiore nel quale risaltano colonne e capitelli elegantemente scolpiti.
Pregevole edificio rinascimentale edificato nella seconda metà del XVI secolo, Case Gualerzi sviluppa un impianto a base quadrangolare, articolato su due livelli. Il tetto è a quattro falde. La facciata, rivolta a levante, è tripartita, con paramento in laterizio intonacato e finiture angolari a ricorsi alterni.
Cavriago costruì il suo cimitero nel 1810, a seguito dell’emanazione da parte di Napoleone dell’Editto di St. Cloud (1804) in cui si prevedeva per ogni Comune la realizzazione, entro due anni, di un cimitero al di fuori del centro abitato. Questo editto si era reso necessario a fronte dei gravi problemi di carattere igienico-sanitari dovuti al seppellimento dei cadaveri all’interno delle chiese o in un piccolo spazio esterno ad esse. La vicenda della costruzione del Cimitero Napoleonico fu alquanto complessa, svariate furono le difficoltà burocratico-amministrative e di bilancio, tra le quali il fatto che le due parrocchie di Cavriago, San Terenziano e San Nicolò, appartenevano a due diocesi diverse, rispettivamente Reggio e Parma. Questa divisione, che da sempre suscitava tensioni e rivalità tra le due comunità, rese inizialmente difficile la scelta del luogo dove edificare il cimitero. Dapprima si pensò di allargare i due cimiteri parrocchiali, oppure di edificare due distinti cimiteri per le due parrocchie. La questione venne risolta dal sindaco Antonio Chiloni, che prese la decisione di edificare un solo cimitero, acquistando un terreno in zona San Nicolò ma sulle rive del Rio, proprio a metà tra le due parrocchie.
I lavori di costruzione iniziarono i primi di agosto del 1810 e il 5 ottobre dello stesso anno, alla presenza della Guardia Nazionale, venne inaugurato. Da allora tutti i morti delle due parrocchie furono sepolti nello stesso cimitero.
Dopo la caduta di Napoleone, gli Estensi tornarono al potere e, sebbene confermassero le disposizioni napoleoniche relative alle sepolture, in pratica permisero il ripristino delle antiche usanze. A Cavriago però queste pratiche furono un’eccezione. Nel 1851 la Municipalità cavriaghese decise di allargare il cimitero in quanto l’area risultava, oramai, insufficiente. Mai scelta fu così azzeccata, infatti nel 1855 la gravissima epidemia di colera che colpì la popolazione di Cavriago provocò numerose vittime. Con l’Unità d’Italia, nel 1862, una circolare prefettizia stabilì in via definitiva il divieto di seppellimento delle salme al di fuori dei “cimiteri comuni”. Venne però concesso, all’interno dei cimiteri, uno spazio riservato ai ceti sociali più elevati, in cui si autorizzò la costruzione di monumenti funebri per potersi differenziare dal popolo. Con spirito laico si prevedeva anche un’area da destinarsi agli “acattolici” e ai bambini morti senza battesimo. A Cavriago venne così costituito il cosiddetto ”angolo degli eretici”, in cui venivano sepolti soprattutto i socialisti e gli anarchici che avevano avuto funerali con rito civile. Il primo funerale civile a Cavriago, ebbe luogo nel settembre 1888, suscitando in una parte della popolazione “scandalo e commenti a non finire”. I cosiddetti “miserabili”, invece, venivano trasportati al Cimitero senza alcuna spesa e a carico del Comune. Il Cimitero Napoleonico di Cavriago rimase in funzione fino al 7 gennaio 1923, giorno dell’inaugurazione del Cimitero Nuovo. Eccezionalmente, nel 1924, dietro richiesta della famiglia Monticelli, un membro della loro famiglia venne sepolto nella “tomba gentilizia di famiglia”. Il “Cimitero Vecchio”, come chiamato affettuosamente dai cavriaghesi, è punteggiato di tombe in pietra, di croci di ferro battuto prodotte da artigiani locali, di antiche lapidi e di vecchie foto ingiallite. Nel tempo è stato oggetto di incuria e spoliazioni, di vari parziali restauri, rimanendo comunque un luogo suggestivo, come sospeso nel tempo.
Di proprietà comunale, il cimitero sta vivendo oggi una nuova stagione grazie all’impegno dei cittadini costituiti nel Comitato per la difesa e la valorizzazione del Cimitero Napoleonico, e dell’Associazione Culturale Carmen Zanti, che ne garantiscono periodicamente l’apertura, accompagnano i visitatori alla scoperta di questo monumento grazie alle visite guidate e organizzano al suo interno iniziative culturali sempre di grande successo. Dal 2001 il Cimitero Napoleonico di Cavriago fa parte dell’ASCE, (Association of Significative Cemeteries of Europe), una rete che abbraccia tutto il vecchio continente e si propone di creare un circuito turistico dei cimiteri, finalmente vissuti come siti di interesse storico-artistico.
Scopri di più sul Cimitero Napoleonico di Cavriago.
Dall’incrocio di via Quercioli, proseguendo per via Torre, dopo pochi chilometri si incontra l’Oratorio di Sant’Antonio, di cui sagrestia, rustico e servitù risalgono alla fine del XVI secolo.
Quando il complesso fu occupato dai frati di Sant’Antonio, nel 1766, subì numerosi rimaneggiamenti determinati da esigenze di uso pratico. Si è comunque conservato praticamente intatto il muro perimetrale ovest, costruito con ciottoli di fiume e malta cementizia.
Dio notevole fattura, ed ancora visibili, le arcate del loggiato in laterizio, sorrette da colonne e capitelli in arenaria.
Da via Guardanavona, verso a sud in via Roncaglio, si intravede la forma massiccia e quadrata di Villa Scaruffi, probabilmente costruita nel XIV secolo. La funzione difensiva è ancora oggi testimoniata dal toponimo di “Castellina”. Nel XVI secolo furono intrapresi radicali restauri ad opera dei conti Scaruffi. Di notevole fattura, all’interno si trovano affreschi con stemmi gentilizi, cartigli, motivi floreali e raffaelleschi. L’insediamento agricolo del Roncaglio si articola a sud della villa, che ne costituiva il centro economico e sociale.
Piazza Zanti è il cuore del paese.
Su di essa si affacciano l’ex Centro Culturale ed il Palazzo Comunale.
Adiacente alla piazza, si trova il Sagrato della Chiesa di San Terenziano, luogo di incontro e di scambio di opinioni frequentato da molti cavriaghesi.
La villa venne costruita nel 1904 dall’Avvocato Giuseppe Sirotti, figlio di Virginia Chilloni ed Antonio Sirotti.
L’Avvocato Sirotti, rispettando i dettami dell’epoca, costruì una dimora di campagna in stile liberty, a tre piani, con affreschi, e boiserie all’interno delle sale. In particolare nel salone centrale al primo piano l’avvocato volle decorare i sopraporta con gli stemmi delle famiglie imparentate con la sua. Si riconoscono in particolare gli stemmi della famiglia Sidoli, Scapinelli e Montessori.
Durante la guerra la Villa venne occupata per due mesi dal comando tedesco, che aveva installato un’antenna radar sulla torretta, e per questo fu bombardata più volte, riportando gravi danni.
Il nonno dell’avvocato Giuseppe Bruno, ultimo proprietario insieme alla sorella della Villa, si occupò della ricostruzione, mentre è al padre dell’Avvocato che si deve la progettazione e realizzazione del giardino all’italiana in una parte del parco che circonda la villa, unendo la passione per la botanica ed il giardinaggio a quella per il mondo e l’arte classica.
È sempre il padre dell’Avvocato Giuseppe a far progettare, negli anni ’60, all’architetto Lucci la sala della biblioteca e a trasformare la villa da residenza di campagna a dimora stabile della famiglia, funzione mantenuta fino a quando la famiglia ha deciso di mettere in vendita la villa, attualmente sede del Centro Cultura Multiplo.
In via Roncaglio, in una corte del XVII secolo sorge l’Acetaia Picci. Luogo di memorabile fascino, è sufficiente metterci piede una sola volta per essere conquistato da un ambiente nel quale si respirano profumi intensi e deliziosi, avvolti in un’atmosfera solcata dalle tracce del tempo che passa.
Il monumento, progettato dall’Architetto Paolo Soragni dell’Arteas Studio di Reggio Emilia, è stato realizzato dagli Alpini di Cavriago in zona Pianella, nell’area a verde pubblico che delimita la zona residenziale posta a nord e vuole rendere omaggio ad una figura di spicco e riferimento per l’Associazione Nazionale Alpini, portando a conoscenza del grande pubblico un passaggio drammatico, ma glorioso, della nostra storia recente. il Generale Reverberi si distinse, nella sua qualità di valoroso Comandante, ad iniziare dalla prima guerra mondiale, per concludere poi al comando della divisione Alpina Tridentina, nella seconda guerra mondiale, in Albania ed in Russia.
La pietra è l’elemento forte e caratterizzante del monumento, che segue un concetto innovativo: tre massi avvolgono un sostegno stilizzato in “corten”, utilizzato come elemento moderno e come supporto per il bassorilievo in bronzo di forma ovale del Generale Reverberi.
Alle spalle è stata realizzata una quinta, che funge sia da elemento di fondo e di separazione tra il monumento e gli edifici sul retro, che da supporto all’insegna “Tridentina Avanti” ed al logo dell’Associazione nazionale Alpini. A raccogliere questi elementi un basamento che, oltre che unire ed evidenziare il monumento, nasconde il sistema di illuminazione notturna.
Il monumento è stato inaugurato il 26 gennaio 2009, in occasione della ricorrenza della battaglia di Nikolaiewka, che valse al Generale Reverberi la Medaglia d’Oro al Valor Militare.