Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Il libro ha riscosso un successo pressochè unanime tra i lettori di Pagina 21, sinceramente coinvolti in una bella discussione che ha lasciato trapelare l’entusiasmo per questa storia incredibilmente attuale, pur essendo stata scritta nel 1953! Anzitutto si è concordato sul fatto che non si tratta solo di un libro di fantascienza, come comunemente è catalogato il testo di Bradbury, anzi, proprio quei lettori inizialmente prevenuti verso un genere da loro poco amato, si sono totalmente ricreduti, ritrovandosi catturati in una vicenda che ci parla assolutamente di noi, di oggi, di questa società afflitta da giganteschi problemi, precocemente e lucidamente previsti dallo scrittore: l’invadenza della televisione (oggi la rete, i social), l’appiattimento generale delle coscienze, il lavoro sempre più meccanico, la violenza gratuita, l’alienazione, l’incomunicabilità, la mancanza di libertà ben camuffata dall’obbligo di essere felici e senza alcun pensiero… Si rimane così storditi e angosciati pensando a quanto atrocemente somigli la vita dei personaggi del libro alla nostra, in molti aspetti, e a maggior ragione ci si aggrappa al messaggio di speranza incarnato dagli uomini-libri.

Ci troviamo dunque in un mondo futuro dove i pompieri, anziché spegnere gli incendi, li provocano per distruggere quanto di più pericoloso minaccia il sistema: i libri. Fahrenheit 451 è infatti la temperatura a cui brucia la carta. Il lettore, fin dall’inizio, si identifica in Montag, il protagonista, un pompiere in crisi latente che da tempo dubita del suo ruolo e segretamente salva libri perché lo attrae il loro contenuto.

No, non era felice. Non era felice. Si ripeté le parole mentalmente. Riconobbe che questa era veramente la situazione. Egli portava la sua felicità come una maschera.

Montag è un uomo comune, tutto il contrario di un eroe, è insicuro e lacerato, ma l’incontro con la luminosa Clarisse, l’episodio del tentato suicidio della moglie Mildred, e l’agghiacciante morte della vecchia insieme ai suoi libri, scatenano in lui l’inizio di un cambiamento radicale e la decisione di ribellarsi: come dire che la possibilità di cambiare le cose sta nelle mani di tutti, non è necessario essere super uomini. I due personaggi femminili sono uno l’antitesi dell’altro: Mildred rappresenta il suddito ideale della Città, senza voce, senza memoria, schiava delle “pareti” televisive; Clarisse rappresenta invece la libertà di pensiero e di parola, incarna un altro mondo possibile in cui le persone possano comunicare e provare sentimenti e apprezzare la bellezza della natura. Un personaggio intrigante è certamente il capitano Beatty, ovvero il potere, il sistema: non a caso, per governare e controllare tutto, occorre conoscere la verità storica che ha portato a questo mondo, occorre la conoscenza, con cui fronteggiare la crisi di Montag opponendogli le argomentazioni che lo riportino all’obbedienza. Ma è la stessa conoscenza, la cultura, che incrina le certezze di Beatty: questo spiega perché in fondo non si sottrae alla morte per mano di Montag.

Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo erano nei libri. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi film, e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi stessi. I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui riponevamo tutte le cose che temevamo di poter dimenticare. Non c’è nulla di magico, nei libri; la magia sta solo in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell’Universo per mettere insieme così un mantello di cui rivestirci.

Poi c’è Faber: il professore, la memoria, la resistenza; Faber è il tramite che unisce Montag agli uomini-libri e al loro progetto di rifondazione della società umana: ed ecco le splendide pagine finali, con la fiamma risplendente( e non più distruttiva) attorno alla quale si riscaldano e cuociono i cibi gli uomini-libri, e accolgono Montag fra loro, lui che sarà la Bibbia, il libro dei libri: quei libri destinati ad essere finalmente dettati e riscritti, quando l’umanità sarà pronta per risorgere ancora una volta dalle sue ceneri, dopo aver forse imparato la lezione.

C’era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta, conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l’altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi e di saltarci sopra.

Un libro breve ma impegnativo nella forma stilistica: suggestivo, ricco di metafore, paragoni; un linguaggio, da molti definito cinematografico, che procede spesso per immagini, primi piani, carrellate…Fra le molte condivisioni di pagine proposte dai lettori:

Questa è la cosa meravigliosa dell’uomo: che non si scoraggia mai, l’uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perché sa, l’uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto.

Leggi la pagina 21 di questo libro.

Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey di Mary Ann Shaffer & Annie Barrows

La proposta di questo titolo è nata dall’intenzione di valorizzare, quasi celebrare, l’esperienza del gruppo di lettura: i protagonisti di questo romanzo sono infatti legati tra loro dal Club del libro citato nel titolo, e l’autrice Mary Ann Shaffer, in questo suo unico romanzo, ha saputo mostrare in modo delicato la bellezza della cultura e della condivisione. Spero che queste pagine illustrino la mia convinzione che l’amore per l’arte – sia essa poesia, narrativa, pittura, scultura o musica – mette le persone in condizione di trascendere qualunque barriera l’uomo riesca a escogitare. – Mary Ann Shaffer, dicembre 2007.

Nella miglior tradizione degli incontri di un gruppo di lettura, questo romanzo intriso di humor inglese ha acceso un caloroso dibattito. Qualche lettore si è avvicinato un po’ titubante, allarmato dall’aspetto della copertina del libro che nella prima edizione Sonzogno è un po’ scialba e richiama il genere editoriale romantico. Anche la forma epistolare ha incontrato resistenze in parte del gruppo e le prime lettere che introducono la storia sono risultate poco coinvolgenti tanto da convincere alcuni lettori ad abbandonare il romanzo dopo poche pagine. Ma proprio lo stesso stile epistolare ha invece conquistato altri lettori, intrigati dall’idea di conoscere gli eventi per come vengono ricordati dai vari personaggi e non da un narratore onnisciente. Si crea così un gioco con il lettore che è costretto a mettere insieme i tasselli che compongono la storia e partecipa attivamente alla creazione della vicenda.

Procedendo nella lettura, non è mancato il sostegno di chi si è appassionato ai numerosi personaggi e alle loro affettuose relazioni: la vivace e travolgente Juliet, la pettegola, l’invidiosa, il burbero, l’altruista… Tutti hanno qualcosa da raccontare, soprattutto il solitario e taciturno Dawsey, colui che dall’isola di Guernsey stabilisce il primo contatto con la protagonista Juliet (e con noi lettori) e ci invita a fare un salto sull’isola e a conoscere la storia dei suoi abitanti.

Il romanzo trasmette un senso di calore, di tenerezza e umanità sincera e profonda fatta di gesti gentili, di solidarietà, aiuto e supporto: questa fantomatica società letteraria, nata in maniera del tutto casuale, vedrà un graduale avvicinamento delle persone coinvolte che grazie al potere dei libri e della condivisione, stabiliranno tra loro un rapporto molto forte, nella diversità delle loro vite. Il romanzo è scritto con grazia e levità, senza alcuna retorica strappalacrime e ci trasporta in un altro mondo, tra paesaggi fiabeschi, amicizie e innamoramenti. Come lettori ci rispecchiamo in Juliet che, arrivando da Londra, rimane affascinata e incantata dal senso di famiglia nato tra i componenti del club letterario, che imparerà progressivamente a conoscere anche attraverso le loro passioni letterarie. Tramite il carteggio dei personaggi scopriamo come l’occupazione tedesca non abbia risparmiato la piccola isola nel mezzo della Manica e veniamo a conoscenza dell’origine rocambolesca della società letteraria, utilizzata come astuta giustificazione di un incontro clandestino davanti all’interrogatorio dei soldati tedeschi. “Cominciammo a incontrarci, all’inizio per tenere in piedi la menzogna detta al comandante, in seguito per piacere nostro”.

Il racconto collettivo dei terribili anni di guerra che si viene a comporre dalle varie lettere testimonia come vita, prigionia o morte fossero separate da un confine molto labile. Da questi racconti in particolare emerge la figura raccontata, descritta, evocata da tutti della coraggiosa e volitiva Elizabeth McKenna. La tragica storia di Elizabeth e della sua travagliata storia d’amore fa riflettere sulla brutalità della guerra, sulla quotidianità resa così difficile dall’occupazione tedesca, ma anche su come, dietro la maschera dell’usurpatore tedesco, si nascondessero anche uomini che vivevano privazioni e difficoltà simili a quelle degli isolani assediati.

In generale, i motivi di apprezzamento sono stati la leggerezza e dolcezza del quadro d’insieme e la possibilità di conoscere aspetti dell’occupazione e della guerra non conosciuti. Tutti i lettori sono concordi nel ritenere il romanzo piacevole nel suo essere senza troppe pretese: le cose accadono senza suscitare grandi riflessioni, non c’è molto approfondimento né drammaticità, questo rende la lettura scorrevole e lieve come una sorta di fiaba dolce per adulti. I personaggi, che possono sembrare ingenui e sciocchi, esprimono una calda ingenuità quasi infantile che contrasta con la freddezza e la crudezza dello scenario storico. I componenti del club del libro, violando il coprifuoco imposto dai tedeschi, trovano se stessi dentro al gruppo, con tutte le loro bizzarre passioni e trovate esprimendo così un’eterna voglia (e soprattutto diritto) di sognare e un’umanità che non si spegne neppure davanti agli orrori della guerra.

Leggi la pagina 21 di questo libro.