Perdonami Leonard Peacock di Matthew Quick

È stato un incontro speciale quello di ottobre 2020: il Multiplo ha partecipato alla 15° edizione della Settimana della Salute Mentale (progetto di sensibilizzazione sui temi della salute e della malattia mentale per contrastare stigma e pregiudizi), organizzando un incontro con i lettori di Pagina 21, i giovanissimi lettori adolescenti di Avamposto Fuorilegge e le psicologhe Silvia Azzali e Federica Paterlini dell’Azienda USL di Reggio Emilia. Tutti insieme a commentare Perdonami, Leonard Peacockdi Matthew Quick.

Visto il successo, abbiamo replicato l’incontro e questa è la sintesi degli incontri del 8 e del 15 ottobre.

Nel giorno del suo diciottesimo compleanno, Leonard Peacock ha deciso: uscirà di casa con una pistola nello zaino e la userà contro il suo ex migliore amico. E poi contro se stesso. Prima di andarsene, vuole dire addio alle persone più importanti della sua vita: Walt, l’anziano vicino di casa con cui condivide la passione per i film di Humphrey Bogart; Baback, il compagno di classe che suona splendidamente il violino; Lauren, la ragazza di cui è innamorato; e Herr Silverman, l’unico professore di cui si fidi. Parlando con loro, Leonard, quasi senza volerlo, semina indizi di un suo terribile segreto, mentre il tempo che lo separa dal gesto fatale si assottiglia.

La vita per Leonard non significa più niente: è isolato da coetanei superficiali e ignorato da adulti stanchi, infelici e frustrati, angosciato dal futuro e rabbioso verso tutto e tutti. Suo padre se  n’è andato di casa ed è uscito dalla sua vita; sua madre Linda lo ha lasciato a casa da solo per inseguire il suo sogno a New York di fashion designer, dimenticando anche di chiamarlo per fargli gli auguri di buon compleanno. Gli adulti che ha intorno non lo ascoltano, sono indifferenti ai suoi strani comportamenti, disperati segnali per farsi vedere e sentire. La rabbia di Leonard è potente e disturbante e lo spinge verso desideri di vendetta e autodistruzione. Man mano che lo conosciamo, siamo sempre più portati a comprenderne le ragioni: le fatiche e le incertezze sul futuro che tutti vivono nell’adolescenza sono per lui amplificate dalle esperienze traumatiche che l’hanno segnato e dall’assenza di adulti “significativi”.

Quick ci offre una panoramica avvincente e angosciante insieme della sofferenza adolescenziale, ci avvolge nella sua narrazione rapida, scorrevole, senza essere banale, solo un tantino romanzesca e per certi personaggi poco sfumata: troppo perfetto  e idealizzato Silvermann, troppo negativa la madre. Pur con queste note critiche, il libro ha incontrato il favore dell’intero gruppo, coinvolgendo sia i giovani lettori che i lettori più adulti che hanno ripensato alla propria adolescenza o alle esperienze di genitori, di educatori, insegnanti. Un perfetto punto d’incontro tra giovani e adulti, quindi, a dimostrazione che tutti “dovrebbero leggere libri per ragazzi anche se vecchi e saggi” (cit. Katherine Rundell)

La discussione, ricca di spunti, si è avvalsa del contributo delle psicologhe Silvia Azzali e Federica Paterlini, riuscendo così a mettere a fuoco molti aspetti che durante la lettura hanno suscitato interrogativi e dubbi.

Come supportare chi soffre e lancia segnali distruttivi? Come far accendere la speranza verso il futuro a chi non vede vie d’uscita? Come, da adulti, non dimenticare le difficoltà e l’infelicità dell’adolescenza? Come mettersi in ascolto, senza giudizi e pregiudizi? Chi pronuncia le parole del titolo “perdonami, Leonard”? La madre? Gli adulti e noi lettori che lo giudichiamo per la sua diversità e stranezza? O è Leonard stesso che si rivolge a se stesso per quello che ha pensato di fare?

Molto bello e pieno di speranza il messaggio che lascia Silvermann a Leonard, “Essere diverso è difficile, ma bello”. Sicuramente la figura del professore spicca per la sua capacità di attenzione e sensibilità verso ogni ragazzo: non solo si preoccupa per Leonard ma riesce anche a trovare la chiave per entrare in confidenza con lui, mettendosi in gioco personalmente con la condivisione di un suo segreto.

Così la solitudine e l’angoscia sono bilanciate dalle fantasie espresse nelle lettere dal futuro in cui Leonard riesce ad aprire spiragli di speranza dimostrando attaccamento alla vita e un animo buono e tenero, con il desiderio di essere un marito e padre amorevole. Nulla è perduto, quindi: anche se vittime di abbandoni e violenze, ci si può aggrappare a chi può essere una guida e alle nostre risorse e fantasie per un futuro migliore.

Il finale rimane sfumato e aperto a varie interpretazioni. La maggior parte dei lettori si orienta verso un finale positivo, badate bene, non lieto. Un finale aperto che però si apre al futuro e alla possibilità per Leonard di trovare il suo posto nel mondo, come sembra dirci l’ultima pagina del libro: la lettera dal futuro che Leonard immagina a lui destinata dalla figlia. E se anche permangono molti aspetti irrisolti o sospesi, come il rapporto irrecuperabile con la madre, tuttavia il lettore è certo che Leonard ha imparato ad accettare con una sorta di “rassegnazione positiva” la possibilità di un futuro, anche se Linda probabilmente non gli rivolgerà mai le parole del titolo: perdonami, Leonard. Ora lui sa cosa fare, ha imparato a gestire la sua rabbia, quella rabbia che trasuda fin dalle prime pagine, e che certo necessiterà di un aiuto terapeutico, come il Professore ha ripetuto alle orecchie totalmente sorde della madre. Leonard alla fine del libro ha imparato a fare davvero sue le parole del Professore: “Ci sono tante persone per cui vivere. Nel tuo futuro ci sono tante cose buone che ti aspettano. Leonard, ne sono sicuro. Non hai idea di quante persone interessanti conoscerai quando il liceo sarà finito. In questo preciso momento la tua compagna di vita, il tuo migliore amico, la persona più meravigliosa che conoscerai mai è seduta in qualche altro liceo e aspetta di diplomarsi e di entrare nella tua vita… magari prova le stesse cose che provi tu, magari fantastica di incontrare una persona come te e spera che tu sia abbastanza forte da arrivare al futuro dove vi incontrerete.” Questo gli diceva Herr Silvermann, ma prima di toccare il fondo della disperazione, Leonard  lo apprezzava ma non lo capiva fino in fondo, le parole non potevano bastargli. Infatti ciò che lo salverà davvero, in quella tragica notte, a un millimetro dalla morte, non saranno le parole di Silvermann ma il suo esempio, il suo aprirsi a lui nella sua interezza di essere “diverso”, esattamente come Leonard.

Leggi la pagina 21 di questo libro.