L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami 

Il libro ha suscitato una vivace discussione, a partire dal livello di gradimento che risulta abbastanza nettamente ripartito tra chi ha molto apprezzato il volume e chi esprime invece perplessità, pur senza arrivare a una stroncatura (formulata da pochissimi). Possiamo dunque individuare i seguenti punti di forza del romanzo: scorrevolezza della scrittura (diversi affermano di averlo “divorato”), scavo interessante nell’intimità del protagonista e nelle percezioni degli altri personaggi, idea di base originale, temi classici e convincenti (amicizia, formazione, adolescenza, morte, viaggio…), ruolo interessante della musica, come spesso nei libri di Murakami.
Chi ha decisamente detestato il libro sostiene di averlo trovato piatto, ripetitivo, prolisso, oppure noioso tanto da rendere faticosa la lettura.
Una buona parte di lettori esprime un giudizio a metà strada, sostenendo la qualità dello stile dell’autore e l’interesse della trama, tuttavia ritiene che purtroppo la stessa trama non riesca a tradursi in una struttura narrativa coesa e coerente, osservando come alcuni passaggi sfuggano o rimangano sospesi o non conclusi (l’amico Haida che scompare, il finale troppo aperto, le contraddizioni vistose dei personaggi… ). Questi stessi lettori, d’altra parte, riconoscono la forza di alcune scelte ben riuscite: nomi dei personaggi collegati ai colori, evoluzione di Tsukuru “costruttore di stazioni” ma anche di relazioni, dunque tutt’altro che incolore.
Condivisa è peraltro la riflessione sulla profonda differenza e lontananza delle due culture, orientale e occidentale, tale da ostacolare la comprensione, da parte nostra,di un mondo sconosciuto: la riservatezza-chiusura dei giapponesi, la loro difficoltà ad esprimere sentimenti, il rispetto dell’altro tanto radicato dall’impedire a Tsukuru la richiesta di chiarimenti sul perché il gruppo lo abbia allontanato.
Qualcuno osserva che potrebbe trattarsi anche di un problema di traduzione, mentre i lettori che più conoscono Murakami affermano che i traduttori italiani dell’autore sono di altissima qualità.
Sempre i lettori che amano particolarmente l’autore giapponese sostengono che fa parte della visione del mondo giapponese l’assenza di linearità, di un inizio e di una fine ben precisati, di una logica stringente: tutte caratteristiche molto occidentali, mentre i giapponesi tendono a vedere la complessità, le contraddizioni della vita, e scavano nei dettagli.

Leggi la pagina 21 di questo libro.